Nemmeno ai medici di Obama riesce il miracolo di RESUSCITARE il re del pop!

Attenzione a come la sera del 25 giugno il Tg5 ha dato la notizia della probabile morte del re del pop, Michael Jackson. Sostenendo che nemmeno nell'amatissima America di Barack Obama riescono proprio tutti i miracoli. A un minuto e 15 secondi dalla messa in onda nell'edizione condotta da Simonetta Di Pillo la corrispondente dagli Usa, Francesca Forcella, spiega infatti che in ospedale i soccorritori "hanno provato a resuscitare" il re del pop, ma senza successo, perché ormai non respirava più... Che per altro è una delle condizioni essenziali per potere poi "resuscitare". essere prima morti....

Ma che flop per Repubblica, umiliata dal Corriere nella guerra a Berlusconi

Silvio Berlusconi tira fuori- manco a dirlo- l’ultimo sondaggio che gli darebbe nonostante tutto una popolarità al 61 per cento e manda a quel paese l’inchiesta di Bari e gli inchiestisti di Repubblica e Corriere della Sera: «Non muterò le mie abitudini. Io sono fatto così e non cambio. Se mi vogliono, sono così. E gli italiani mi vogliono: ho il 61 per cento dei consensi. Mi vogliono perché sentono che sono buono, generoso, sincero, leale, che mantengo le promesse». Certo, ammette il presidente del Consiglio, «all’estero tutto ciò non ha fatto bene, ma la verità viene sempre fuori». E liquida il caso Tarantini-escort così: «Purtroppo abbiamo sbagliato l’ospite e lui ha sbagliato l’ospite dell’ospite». Per la prima volta Berlusconi è pure sceso nel dettaglio delle accuse della escort, facendosi tirare a un faccia a faccia che farà venire i brividi a molti suoi collaboratori. “Ho fatto una promessa?”, ha sostenuto il premier, “ma veramente voi pensate che io mi metta a fare una pratica edilizia per qualcuno in un comune rosso, in una provincia rossa, in una regione rossa? Dovrei essere uscito di testa. Ma tanto le menzogne vengono fuori”. Insomma, è già qualcosa che il presidente del Consiglio abbia ammesso di avere sbagliato a frequentare un imprenditore non proprio da Financial Times come Giampaolo Tarantini e ancora di più a fare la corte a una delle sue invitate (così almeno risulterebbe dalle registrazioni divulgate alla stampa). Probabilmente sarebbe stato più prudente non entrare nei particolari della promessa sulla pratica edilizia, tanto più che a detta della diretta interessata che per questo coverebbe rabbia nei confronti di Berlusconi, la pratica è ancora lì sepolta come un tempo. Ma la scelta di affrontare perfino gioiosamente il “dossier Bari” che sta causando un maldipancia notevole ai suoi collaboratori di palazzo Chigi e perfino a non pochi parlamentari del Pdl, non è stata un passo falso. Quel “mi dovete prendere così” bagna parecchie munizioni di quelle che un po’ negli uffici giudiziari, un po’ sulle colonne della stampa, si stavano preparando. Munizioni per altro non di particolare efficacia. Da un mese e mezzo a questa parte, con buona pace di Ezio Mauro e del suo staff di Repubblica che hanno cercato la pistola fumante, gli unici due colpi giornalistici degni di qualche nota li ha messi a segno il Corriere della Sera, senza farne nemmeno una campagna stampa. Il primo è stato naturalmente l’intervista a Patrizia D’Addario che ha sostenuto di avere conosciuto Berlusconi di sfuggita e alla seconda volta di essere finita nel letto regalato da Vladimir Putin al premier italiano. Il povero Giuseppe D’Avanzo da più di un mese cercava anche solo l’ombra di un fatto così passandosi uno dopo l’altro parenti, amici, ex fidanzati e semplici conoscenti di Noemi Letizia. E si è trovato con un pugno di mosche in mano. Il secondo colpo l’ha messo a segno ieri di nuovo il quotidiano di Ferruccio De Bortoli. Il giornale avversario, stordito dal primo scoop, ha provato subito a sguinzagliare i suoi segugi a Bari. Nuovo buco nell’acqua: interviste all’amica del cuore di Patrizia, all’amico-amica transessuale, a qualche altra ragazza allegra, e nessuna che avesse mai frequentato il lettone di Putin! Ne è venuto fuori un servizio di coda di Verissimo. Mentre gli inchiestisti di Mauro si stavano specializzando in storie da Via col Vento 2000, quelli del Corriere si sono fatti la domanda giusta: ma se questo Tarantini portava a tutti belle ragazze, ha avuto o almeno provato ad avere qualcosa in cambio? Ieri la risposta: provare ci ha provato. E il Corriere ha trovato un imprenditore barese, Enrico Intini, che ha pagato 150 mila euro a Tarantini per essere introdotto negli affari del palazzo che conta. Quello gli ha combinato un appuntamento con Guido Bertolaso, ma è stata aria fritta: di commesse nemmeno una. Mezza notizia, e forse vale la pena ancora indagare. Ma almeno mezza il Corriere l’ha portata a casa. Rossi di rabbia (e un po’ di vergogna) i concorrenti diretti ieri hanno provato a sfoderare la loro pistolina fumante: un video di una festa a villa Certosa dell’11 agosto 2008. Tutti a tavola, una vecchia gloria del pop che suona (Simon Le Bon), qualche ragazza che si fa trascinare dalla musica e balla. C’è anche Berlusconi che saluta gli ospiti. Tutto qui? Tutto qui, roba che l’11 agosto trovi anche dal vicino di casa ad Ostia. Commento del corsivista dell’Espresso: in quelle ore “il mondo vive ore di angoscia per la crisi Russia-Georgia”. E il premier che fa? Balla. Ma andassero a fare un altro mestiere! Franco Bechis

Franceschini si è venduto tutti i Bot per fare flop alle europee

Per pagare la campagna elettorale delle ultime europee e il lancio di alcuni volti nuovi della politica come David Sassoli, il Partito democratico di Dario Franceschini ha messo all’asta all’inizio della primavera ben 19 milioni di euro di Bot e Cct. Titoli di Stato in cui erano stati investiti l’anno precedente da Walter Veltroni i primi rimborsi elettorali arrivati nelle casse del neo-partito, assai superiori alle spese per le elezioni politiche 2008. Lo rivela il tesoriere del Partito democratico, il senatore Mauro Agostini, nella nota integrativa al primo bilancio della storia Pd, pubblicato ieri sui due quotidiani che ancora fanno riferimento al partito, L’Unità ed Europa... Il disinvestimento dal tesoretto accumulato in titoli di Stato è annunciato dal tesoriere fra i fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio e si spiega che è stato necessario “al fine di fare fronte agli impegni della campagna elettorale relativa al Parlamento europeo e delle altre elezioni amministrative. Quei 19 milioni fanno capire quanto Franceschini abbia davvero puntato su Sassoli e questa tornata elettorale di provinciali e comunali. Perché secondo lo stesso bilancio Pd il partito l’anno precedente aveva speso per le politiche e le contemporanee amministrative 18 milioni di euro nei quali però erano compresi ben 9 milioni spesi dalle strutture regionali e provinciali del partito. Quindi Franceschini questa volta ha raddoppiato l’investimento, rendendo ancora più doloroso il tonfo elettorale. Una ferita politica e non finanziaria, perché grazie al generoso sistema dei rimborsi elettorali nel 2008 il Pd pur dichiarando spese per 18 milioni si è visto concedere dallo stato una cambiale da 182 milioni di euro. Grazie a questo maxi-rimborso (che in realtà verrà rateizzato fino al 2012) il primo bilancio del Pd segna un utile che nella storia della sinistra non si è mai visto: 146,5 milioni di euro. Un po’ virtuali, perché il bilancio è stato costruito di competenza e non di cassa (come per altro da anni usa fare Forza Italia), ma con gli altrettanto generosi rimborsi delle europee anche il 2009 sarà da record. Assoluta novità del nuovo partito anche l’assenza totale di indebitamento con il sistema bancario. Finanziariamente Franceschini ha tagliato tutte le radici con la storia passata ( i debiti ci sono, ma restano in carico a Ds e Margherita) e per la prima volta simbolicamente la sinistra italiana non ha più in bilancio quel rosso che l’aveva sempre contraddistinta... Franco Bechis

Berlusconi-Sircana, le morali capovolte (ma il premier ritiri il ddl anti-prostituzione)

C’è un disegno di legge approvato dal consiglio dei ministri guidato da Silvio Berlusconi nel settembre 2008 e trasmesso in Senato dal primo firmatario, il ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, che rischia di dovere essere cestinato. Porta il numero 1079 e il titolo «Misure contro la prostituzione». E’ molto duro e punisce anche i clienti delle belle di notte. Spiegando «Se la prostituzione come tale deve considerarsi fenomeno di allarme sociale, non può ammettersi un distinto trattamento fra chi la eserciti e chi se ne avvalga (il cliente)». Per entrambi quindi, in casi dettagliati dalla norma, si rischia l’arresto da 5 a 15 giorni. Norme ancora più dure per chi «compie atti sessuali con minori»... Secondo le norme in vigore salvo rari casi specificati un minore sopra i 16 anni (e con una casistica più ristretta sopra i 14 anni) può decidere liberamente di avere una relazione sessuale con un adulto maggiorenne, indipendentemente dalla sua età. Secondo il ddl Berlusconi-Carfagna invece «Chi compie atti sessuali con minori in cambio di denaro o qualunque tipo di utilità (anche non economica), anche solo promessi, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni e con la multa da 1.500 a 6 mila euro». Norme assai dure proposte dal legislatore, allo scopo di punire severamente la tratta delle ragazzine- quasi sempre straniere- costrette spesso con la violenza a prostituirsi in Italia. E’ proprio per questo disegno di legge e per i suoi contenuti particolarmente cogenti e limitanti la libertà dei cittadini che nessun membro del governo in carica ha diritto ad invocare la privacy sulle proprie abitudini sessuali. Chi avendo nelle mani il potere legislativo restringe anche in questo campo limitandola (anche per ottime ragioni) la libertà di tutti, è tenuto poi a rendere conto anche dei suoi comportamenti privati nello stesso campo. Questa- che nessuno invoca- è la vera questione politica che emerge dalla inchiesta di Bari nata sugli appalti nella Sanità pugliese e poi deviata sulle feste, le cene e i ricevimenti del premier Silvio Berlusconi nelle sue residenza private. L’unico tema politico in un paese liberale è che chi ha il potere legislativo non vieti ad altri quello che invece concede a se stesso. Per questo oggi quel disegno di legge, che il governo per altro ha abbastanza abbandonato nel suo iter legislativo, stride con quanto sembrerebbe emergere dalle deposizioni di alcune ragazze davanti alla procura di Bari. Lo dico perché non è uno scandalo, anzi, è legittimo che la vicenda Bari si trasformi in polemica politica. E non è invocabile la privacy sullo stesso tema su cui il premier legifera oltretutto in modo assai restrittivo della libertà altrui. Detto questo appare evidente come la vicenda barese sia stata utilizzata dagli avversari politici esclusivamente come clava da bandire in campagna elettorale, e non per sventolare un vessillo liberale. E’ una vicenda da prendere assai con le molle, frutto di dichiarazioni di una ragazza che si reca dal presidente del Consiglio italiano allo scopo confessato di vendicarsi di un presunto torto subito e poi provare a ricattarlo. Vicenda cui una fuga di notizie che non si sa se provenga dalla magistratura inquirente o dalla forze di polizia giudiziaria offre il detonatore, e alcuni quotidiani e uomini politici la cassa di risonanza buona per consentirle di fare il giro del mondo. Curioso tanto scandalo in un paese che ha concesso la massima onorificenza pubblica, il seggio da senatore a vita a Emilio Colombo, e lo ha fatto per il suo ruolo politico, mettendo giustamente in secondo piano ogni aspetto della sua vita privata o sanitaria. Il paese che oggi dedica tanta attenzione alle foto-ricordo di due ragazze in un bagno di palazzo Grazioli è lo stesso che due anni fa linciò in ogni modo Maurizio Belpietro, reo di avere pubblicato una foto che era stata sequestrata: quella di Silvio Sircana, portavoce del premier Romano Prodi, in auto fermo a parlare con un travestito. Molti di quelli che oggi si scandalizzano per la vita privata di Berlusconi, allora si indignarono per il “fango” gettato su Sircana e sull’utilizzo di alcuni media per fare solo “gossip senza rilevanza penale”. Walter Veltroni chiese di “rispettare le persone ed evitare che finiscano nel frullatore. Non si può rovinare la vita delle persone per vendere mille copie in più». Berlusconi prese le parti di Sircana e perfino delle veline intercettate da un pm di Potenza. Fu coerente e liberale, anche se oggi non ha par condicio. Ma è proprio per quella coerenza che dovrebbe riporre nel cassetto quel ddl sulla prostituzione. O rivederne alcune norme, che rischiano di essere assai illiberali... Franco Bechis